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Contro l’emergenza povertà, Brescia fa squadra e dà vita al progetto “Insieme per la cura”. Un nuovo protocollo d’intesa sottoscritto da enti, associazioni, fondazioni e Diocesi Di Brescia, per contrastare la crescita di situazioni sempre più diffuse di marginalità, sociale e sanitaria, attraverso interventi a medio termine. Un percorso multidisciplinare che ha come indirizzo il potenziamento, tramite professionisti sanitari (personale medico e infermieristico “itineranti”), della presa in carico dei soggetti più fragili. Nello specifico: persone senza dimora che, per le ragioni più disparate, si ritrovano a dover far fronte quotidianamente a processi di esclusione dai diritti di cittadinanza e dalla riduzione delle opportunità economiche, lavorative, culturali e relazionali.Tre i principali obiettivi del protocollo:
- migliorare l’accesso ai servizi sanitari e socio-assistenziali delle persone senza fissa dimora in condizioni di fragilità sociale fornendo degli interventi di primo livello presso le sedi ospitanti le persone e, dove necessario, presso gli enti erogatori;
- creare un sistema di supporto integrato che garantisca continuità assistenziali post-ospedalizzazione;
- promuovere la collaborazione e la comunicazione tra le strutture ospedaliere, i servizi sociali, le organizzazioni non-profit e le istituzioni locali.
I firmatari del protocollo: Acli provinciali; ATS (Agenzia di Tutela della Salute) di Brescia; Fondazione Opera Caritas San Martino braccio operativo di Caritas Diocesana di Brescia; Associazione Casa Betel 2000 ONLUS; Kemay Società Cooperativa Sociale; Comune di Brescia; Congrega della Carità Apostolica; Congregazione Suore Ancelle della Carità; Diocesi di Brescia; Fondazione Poliambulanza; Provincia Lombardo Veneta – Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio Fatebenefratelli a cui afferisce l’IRCCS Centro San Giovanni di Dio e il Villaggio di San Giovanni di Dio ramo ONLUS con sede a Brescia; Società San Vincenzo De Paoli.
Il referente di ciascuna realtà firmataria potrà segnalare la persona individuata al “Case Manager”, figura nominata ad hoc, che avrà il compito di valutare la richiesta, attivare i professionisti necessari e indicare il percorso più adeguato alle persone prese in carico. La previsione è di raggiungere quasi un centinaio di bisognosi l’anno. Le parti si riuniranno almeno ogni sei mesi per valutare ed esaminare l’andamento del progetto e, in caso di necessità, apportare modifiche al protocollo.
Un progetto che nasce da un’analisi effettuata sulla città di Brescia e che mostra il triste aumento di situazioni di indigenza e miseria che costringe sempre più persone, uomini e donne, a vivere in strada o in giacigli di fortuna.
econdo lo studio, il 57% di chi si rivolge a strutture di accoglienza locali (Rifugio Caritas, Mensa Menni, Casa Betel, Villaggio San Giovanni di Dio FBF, Società San Vincenzo De’ Paoli) presenta anche problematiche sanitarie, fisiche e/o mentali, e per le quali sono necessarie cure mediche, infermieristiche e/o psichiatriche.
Inoltre si fanno strada altre due criticità: le persone senza dimora dimesse dagli ospedali necessitano di un’assistenza sanitaria che ricoveri notturni o strutture residenziali non riescono a gestire; mentre chi vive in strada e non ha permessi regolari di soggiorno o di residenza è restio, in caso di bisogno, a rivolgersi a ospedali o altri servizi di cura attraverso i canali formali e istituzionali.
“Fondamentale quindi – dichiarano le realtà coinvolte – è dare il via a collaborazioni tra istituzioni e organizzazioni del Terzo settore per permettere di ideare e concretizzare strategie strutturate e codificate, e azioni integrate e innovative per supportare al meglio tutte quelle persone bisognose che necessitano di assistenza socio-sanitaria, anche attraverso azioni individuali”.
Tutte le parti interverrano al progetto secondo le proprie peculiarità e specificità:
– Acli provinciali offriranno consulenza ed assistenza in materia assistenziale e previdenziale;
– Fondazione Opera Caritas San Martino braccio operativo di Caritas Diocesana di Brescia, Associazione Casa Betel 2000 ONLUS, Kemay Società Cooperativa Sociale, Congregazione Suore Ancelle della Carità, Villaggio di San Giovanni di Dio ramo ONLUS e Società San Vincenzo De Paoli si impegneranno a informare e formare il proprio personale riguardo al progetto e sui criteri di segnalazione al Case Manager. Inoltre metteranno a disposizione appositi locali delle strutture di accoglienza per gli interventi di primo livello;
– Congrega della Carità Apostolica, Ente Filantropico, si impegnerà a fornire risorse essenziali per l’acquisto di beni sanitari e farmaci, sostenendo attivamente lo sviluppo del progetto;
– Provincia Lombardo Veneta – Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio Fatebenefratelli metterà a disposizione personale medico che prenderà in carico i bisogni specifici della persona segnalata dal Case Manager e attiverà l’equipe medica itinerante necessaria. Inoltre questi professionisti visiteranno la persona, all’interno della struttura di accoglienza segnalante o nel proprio ospedale, e stileranno un piano di cura, prescrivendo ove necessario accertamenti e/o farmaci. Dove necessario ci si attiverà per favorire il contatto con le strutture territoriali preposte alla presa in carico. Nel caso in cui il paziente avesse il proprio medico di base, gli operatori sanitari si metteranno a disposizione per facilitare il dialogo tra le due parti.
– Fondazione Poliambulanza metterà a disposizione con proprie risorse il Case Manager da destinare al progetto oltre al personale medico e infermieristico che prenderanno in carico la persona segnalata dal Case Manager e attiveranno l’equipe medica itinerante necessaria. Inoltre visiteranno la persona, all’interno della struttura di accoglienza segnalante o nel proprio ospedale, e stileranno un piano di cura, prescrivendo ove necessario accertamenti e/o farmaci. Nel caso in cui il paziente avesse il proprio medico di base, gli operatori sanitari si metteranno a disposizione per facilitare il dialogo tra le due parti.
L’obiettivo è chiaro: nessuno deve essere lasciato indietro.
Attraverso questo protocollo, le istituzioni e le organizzazioni coinvolte si impegnano a creare una rete di protezione sociale e sanitaria che risponde in modo efficace e compassionevole alle esigenze di chi vive ai margini della nostra società.
Con unione e impegno condiviso, Brescia si fa portavoce di una visione di città inclusiva e attenta alle necessità di tutti i suoi cittadini.